venerdì 29 ottobre 2010

La vita che volevo


La settimana scorsa sono tornato nella mia città Natale e come sempre sono andato trovare la mia spacciatrice di libri.
Solite chiacchiere sul più e il meno e poi ho fatto una cosa brutta.
Le avevo riportato il libro e i fumetti che mi aveva prestato e prima di andare via le ho chiesto in prestito un altro libro, chiedendole consiglio su qualcosa di interessante.
Come sempre mi dice che sta leggendo solo saggi e niente che potrei apprezzare e così spulciando tra le molteplici librerie ho trovato il libro di Licalzi.
Il fatto è che gliel’ho regalato per il suo compleanno e ancora non l’ha letto.
Ma il fatto, confermato, che non aveva intenzione di leggerlo nel prossimo futuro mi ha autorizzato a prenderlo in prestito.
Capisco che è sbagliato, ma ho letto tutti i suoi libri e mi mancava solo questo.
L’avevo regalato proprio per farglielo conoscere e sperare che si dedicasse anche a una lettura più leggera e rilassante, ma il fatto che ancora stesse appoggiato sulla libreria senza essere aperto mi dispiaceva.
Così l’ho fatto e l’ho preso in prestito.
Ho iniziato a leggerlo prima di addormentarmi e mi è subito piaciuto.
Così la sera dopo sono andato a letto presto per potermi gustare il libro.
Ho dovuto farmi violenza per chiuderlo perché altrimenti l’avrei finito, nonostante le ore piccole sulla sveglia e la consapevolezza che l’indomani mattina dovevo andare a lavoro.
Il libro parte benissimo. E’ avvincente e ironico come gli altri.
Questo è composto da una serie di racconti e prima di addormentarmi ho pensato a quando lo riporterò alla legittima proprietaria e elogerò sia lo scrittore che il libro, sottolineando che non è il suo genere e conoscendola non le piacerà.
Sono disposto a scommettere anche, che dopo che lo avrà letto, mi darà ragione, ovviamente sul fatto che non le è piaciuto.
Ma poco importa io sono rimasto contento di averlo letto.
Anche se come in quasi tutti i suoi libri cala un poco sul finale e dice inoltre che dopo aver scritto sette libri in sette anni vorrebbe stare sette anni senza scrivere libri.
Speriamo che non rispetti il suo intento.

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