giovedì 26 maggio 2011

La solitudine dei numeri primi


Fino a qualche tempo fa ero abituato ad un finale. Bello o brutto che fosse, ma di solito c’era.

La storia aveva una sua trama e poi finiva.

Adesso mi capita un po’ troppo spesso di restare con l’amaro in bocca.

La prima volta che ho provato questa sensazione è stato con il film “Non è paese per vecchi”, ed è stata piacevole, anche se spiazzante.

Adesso invece mi capita troppo spesso di incontrare un finale/non finale così.

Questo è un altro esempio di non finale.

Ma questo libro l’ho letto perché un collega mi aveva detto che conosceva una persona che in treno leggendolo era stata talmente coinvolta che si era messa a piangere, tanto che il controllore vedendola si era preoccupato.

Dopo un racconto del genere, ed aver sentito una buona recensione radiofonica, era quasi un obbligo leggerlo.

Il risultato purtroppo non è stato come me lo aspettavo, ma il libro si può leggere tranquillamente.

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